Nella Messa Dio parla
O Dio, tu sei nostro Padre e noi siamo la tua famiglia: apri le nostre menti all'ascolto e alla comprensione della tua parola, e donaci un cuore docile a quanto oggi ci dirà il tuo Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Colletta
Gesù, oltre che nel corpo e nel sangue, è presente nella Santa Messa anche come Parola di Dio incarnata. Tutti sappiamo quanto sia importante ricevere, da persone che sono significative per noi, parole di sostegno, consolazione, incoraggiamento, ammonizione; parole di rispetto, amore, riconoscimento, lode, consiglio... Chi non desidererebbe ascoltare simili parole da Dio, soprattutto quando ci troviamo in situazioni della vita difficili?
Talvolta la Parola di Dio è la nostra unica medicina e consolazione ed essa solamente può infonderci speranza, pace e guarigione (Sal 107,20), e aiutarci a prendere la decisione giusta. Tutto viene creato dalla Parola di Dio e la stessa Parola può plasmarci, rinnovarci, curarci, liberarci.
La Parola di Dio (la Bibbia, la Sacra Scrittura) è della massima importanza nella celebrazione della Messa.
“Lo Spirito Santo ricorda in primo luogo all’assemblea liturgica il senso dell’evento della salvezza vivificando la Parola di Dio che viene annunziata per essere accolta e vissuta: Massima è l’importanza della Sacra Scrittura nel celebrare la liturgia. Da essa infatti vengono tratte le letture da spiegare nell’omelia e i salmi da cantare; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preci, le orazioni e gli inni liturgici, e da essa prendono significato le azioni e i segni” (CCC 1100).
Gesù è la Parola di Dio incarnata e per questo, quando accogliamo la Parola, accogliamo lui (Gv 1,1-15), quando conosciamo la Parola, conosciamo il cuore di Gesù (CCC 112). Perciò la Parola accolta nel cuore può compiere cose soprannaturali nello spirito, nell'anima e nel corpo.
Durante la Santa Messa Dio parla alla nostra mente, così come al nostro essere interiore.
È fondamentale recarsi a Messa con la convinzione che ognuno di noi è importante per Dio, che lui vede ogni nostra esigenza e desidera parlare personalmente con ciascuno di noi. Voglio ripetere quanto segue: Dio ha creato tutti noi perché vivessimo in eterno. Ci ha posti in questo mondo affinché durante questa nostra breve vita potessimo determinare il nostro destino di eternità, quindi per lui ogni momento che viviamo è importante. Perciò è pronto a intervenire in ogni situazione in cui lo invochiamo, ed è parimenti pronto a parlare con noi personalmente.
Potrebbe forse confortarci, incoraggiarci, ammonirci, istruirci, guidarci... senza parlare con noi?
Ad ogni Santa Messa, il Seminatore (Dio) getta il seme della sua Parola affinché possa dare molteplici frutti nelle nostre vite (CCC 1101). Per questo è bene che la parabola del Seminatore sia scolpita nella nostra mente e nel nostro cuore.
La parabola del seminatore
Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola:
“Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto.” Detto questo esclamò: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!”
“Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata. Ma poi viene il Diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice: credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.”
Lc 8,4-8;11-15 (Mt 13,1-9; Mc 4,1-9)
Molte volte abbiamo ascoltato parole che abbiamo accolto con gioia, che ci hanno toccato in modo particolare; parole sulle quali abbiamo cominciato a riflettere, che hanno stimolato la nostra immaginazione, il desiderio e l'emozione (CCC 2708). Molte di queste parole ci hanno spinto a cooperare con la grazia in modo speciale, per un beneficio temporaneo e/o eterno. Ma troppo spesso non siamo stati capaci di custodire, di preservare la Parola, tenerla saldamente nel cuore e non abbiamo prodotto frutto.
Ecco perché Dio desidera parlarci personalmente, perché sa quanto le sue parole ci siano necessarie, quanta forza abbiano quando si insediano e rimangono nel cuore. Gesù desidera espressamente che lo amiamo in modo tale da imparare ad accogliere, custodire, vivere della sua Parola (Gv 14,23-24; Gv 15,7; Mt 4,4). La Parola di Dio, serbata nel cuore, apre la strada per l'operato dello Spirito, fa crescere in noi i suoi frutti e i doni grazie ai quali diventiamo una benedizione per noi stessi e per gli altri.
Non esiste alcuna situazione della vita che l'onnipotente Parola di Dio non possa trasformare in benedizione.
Ad ogni Messa ascoltiamo molte sante parole, prese dalla Sacra Scrittura o da essa ispirate. Ognuna di queste può diventare una speciale benedizione per colui che la ascolta e la custodisce nel cuore.
Se vogliamo ascoltare, ovvero riconoscere le parole che Dio vuole sottolineare specialmente per noi, con cui desidera stimolarci in modo particolare, non dobbiamo aspettarci un discorso tuonante e potente accompagnato da chissà quali esperienze sensoriali, emotive o di altra natura, per quanto ciò possa comunque accadere. Impariamo ad ascoltare nella pace, completamente concentrati sulle parole che sentiamo o pronunciamo. Dobbiamo lasciare che il nostro cuore sia come la superficie calma dell'acqua dove è facile notare anche il minimo tocco. Proprio come la qualità della pianta non dipende dall'intensità del suono che il seme ha prodotto cadendo a terra, così l'importanza delle parole di Dio non è legata all'intensità con cui le abbiamo sentite. Ho imparato che talvolta le parole che notiamo appena, quando le ascoltiamo, producono maggior frutto di quelle che notiamo con maggiore intensità.
Dobbiamo vivere della Parola che esce dalla bocca di Dio, bramare le parole indirizzate a noi personalmente, ma non con un senso di attesa carico di tensione, bensì con arrendevole calma, con la fiducia che Dio ci parlerà nel momento giusto e nel modo giusto. Una parte indispensabile della preparazione alla Messa è il mettersi alla presenza di Dio: in essa possiamo raggiungere la quiete del cuore, placare i nostri sentimenti (siano essi positivi o negativi) e mantenere l'attenzione su ciò che accade durante la liturgia, ossia sulle parole, sulle azioni e sui segni (CCC 1098; SC 11) - su Colui che incontriamo e in Cui entriamo nella liturgia, cioè Dio.
Quando rivolgiamo l'attenzione a Dio, i nostri sensi, pensieri e desideri sono pacificati e possiamo nutrirci della Parola.
Ma come ci parla Dio in maniera personale? Ecco alcuni modi.
Dio fa risuonare la Parola nel cuore
CCC 2688: “La catechesi dei fanciulli, dei giovani e degli adulti, mira a che la Parola di Dio sia meditata nella preghiera personale, sia attualizzata nella preghiera liturgica ed interiorizzata in ogni tempo perché dia il suo frutto in una nuova vita. ... La memorizzazione delle preghiere fondamentali offre un supporto indispensabile alla vita della preghiera, però è di somma importanza che se ne faccia gustare il senso.”
Lo Spirito Santo agisce in modo tale che alcune parole siano da noi percepite "diversamente", catturino la nostra attenzione in modo particolare, siano distinte dalle altre (CCC 2706). Le riconosciamo poiché provocano più profondi pensieri, stimolando l’immaginazione, l'emozione, il desiderio (CCC 2708).
Ci accade anche nella vita quotidiana che, sebbene abbiamo ripetutamente ascoltato le stesse parole, di incoraggiamento, sostegno o rimprovero a fin di bene (come la maggior parte delle parole che ascoltiamo durante la Santa Messa), in alcuni momenti le abbiamo percepite in modo differente e da allora sono diventate parte di noi. Da esse possiamo attingere la benedizione per tutta la vita. Queste parole hanno avuto un’eco particolare poiché, in una situazione concreta, in un momento specifico, ci hanno spinto a meditare, ad immaginare il bene di cui parlavano. Esse hanno ridestato in noi determinati sentimenti e ci hanno dato il desiderio di orientare la nostra vita secondo il loro messaggio (CCC 2708).
Purtroppo, abbiamo sentito anche parole negative che ci hanno arrecato grande danno, soprattutto se abbiamo reagito nello stesso modo.
Una volta mi sono trovato in una situazione di lavoro che avrebbe potuto avere esito negativo per me. Ho partecipato alla Messa mattutina, ho affidato a Dio questa situazione e in modo composto, in pace, ho ascoltato, attendendo che il Signore mi parlasse. Aspettavo la conferma che il Signore avesse accolto la mia preghiera; tuttavia, tutte le parole risuonarono allo stesso modo nel mio cuore. Fino alla fine della Messa. In quel momento le ultime parole del sacerdote mi toccarono in modo del tutto inaspettato: "Andate in pace!" Allora ho capito che Dio mi aveva risposto e che tutto si sarebbe sistemato. L'ho ringraziato e così è avvenuto.
Qualche tempo fa mi è capitato di restare 'bloccato' con la correzione di alcune parti del libro e non sapevo come terminarle. Ed ecco che durante una Messa del mattino hanno risuonato in me tre parole dell'orazione sulle offerte: "Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore." In quel momento ho capito che avrei continuato a scrivere senza alcun problema. Infatti, dopo la Messa, sono tornato a casa e mi sono seduto davanti al computer per completare il mio lavoro.
Durante la Santa Messa sento in modo particolare anche le parole che rispondono agli interrogativi che mi pongo sempre nel cuore. Le domande, che sono il risultato della mia meditazione su Dio e sulla vita, sono un ulteriore motivo per ascoltare le risposte di Dio. Le parole che sento spesso generano nuove domande, sulle quali, fino ad allora, non avevo riflettuto e che aprono una sorta di nuova dimensione nella relazione con Dio.
Durante la Santa Messa vivo in tal modo anche parole che mi edificano, mi esortano, mi confortano...
Il Signore mi ha condotto nella stesura di questo libro grazie alla partecipazione a tante Messe.
Dio ispira i sacerdoti
SC 11: “Ad ottenere però questa piena efficacia, è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con retta disposizione d'animo, armonizzino la loro mente con le parole che pronunziano e cooperino con la grazia divina per non riceverla invano. Perciò i pastori di anime devono vigilare attentamente che nell'azione liturgica non solo siano osservate le leggi che rendono una celebrazione valida e lecita, ma che i fedeli vi prendano parte in modo consapevole, attivo e fruttuoso.”
Molti fedeli possono testimoniare che i sacerdoti durante la Santa Messa parlano esattamente di ciò che avevano bisogno di sentire in quella loro precisa situazione di vita, in modo tale da far loro comprendere e accogliere il messaggio. A molti di noi più volte è sembrato che il sacerdote abbia detto parole che ci hanno toccato in modo diverso, come se le avesse evidenziate in qualche modo particolare. Dio desiderava che le sue parole sorprendessero così il nostro cuore.
Spesso mi è capitato che ciò che il sacerdote diceva durante l'omelia rafforzasse la mia fede; molte volte ho imparato qualcosa di nuovo su Dio e sulla Chiesa. Di frequente, dopo la Messa, mi sono sentito stimolato a continuare a riflettere su qualche tema che il sacerdote aveva accennato appena o menzionato di proposito durante l'omelia.
Ascolto con attenzione le prediche della Messa da quando ero piccolo, per cui, ad oggi, posso dire di aver imparato molto da esse. Sono sempre felice quando riesco ad applicare nella vita di ogni giorno ciò che ho acquisito. Grazie al fatto che molti sacerdoti si spendono con amore e trasmettono ai fedeli la loro conoscenza ed esperienza, molti laici sono parimenti capaci di istruire e guidare altri, che hanno una conoscenza debole e una scarsa esperienza di fede.
Dio ci parla personalmente
CCC 2706: “Meditare quanto si legge porta ad appropriarsene, confrontandolo con se stessi. Qui si apre un altro libro: quello della vita. Si passa dai pensieri alla realtà. A misura dell'umiltà e della fede che si ha, vi si scoprono i moti che agitano il cuore e li si può discernere. Si tratta di fare la verità per venire alla Luce: "Signore che cosa vuoi che io faccia?"”
Dio, attraverso il suo Spirito, parla in modo tale da farci sentire chiaramente nel cuore le sue parole, come indirizzate solo a noi. Ciò avviene raramente ed è per questo che esse rimangono impresse maggiormente in noi.
Appena all'inizio del mio ministero di evangelizzazione mi sono trovato in una situazione difficile. Dio allora si rivolse a me con parole che sapevo erano scritte da qualche parte nella Bibbia. Si trattava di alcuni versetti dell'Apocalisse:
Conosco le tue opere. Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, pure hai osservato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome.
Ap 3,8
Queste sante parole hanno portato molteplici frutti nella mia vita. Molte volte mi hanno aperto la strada in modo meraviglioso, mi hanno donato pace e gioia. Per questo attribuisco ad esse particolare peso e attenzione. Questi versi hanno guidato in molti modi i miei passi verso l'eternità.
La vicenda che segue è accaduta ad un mio amico al quale l'amata moglie era morta di cancro. Dopo il corteo funebre, completamente affranto, entrò in chiesa per la Santa Messa. Mentre si preparava alla celebrazione, all'improvviso sentì chiaramente nel suo cuore le parole: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi ristorerò!". Alzò gli occhi verso l'altare e vide queste stesse parole scritte sopra l'altare. Improvvisamente si sentì ricolmo di pace profonda e gioia interiore che lo accompagnarono per giorni. Comprese con tutto il suo essere che sua moglie era salva, poiché Dio gli aveva dato la grazia di assaporare appena un pezzettino di paradiso.
Dio ci infonde conoscenza
CCC 1101: “È lo Spirito Santo che dona ai lettori e agli uditori, secondo le disposizioni dei loro cuori, l'intelligenza spirituale della Parola di Dio. Attraverso le parole, le azioni e i simboli che costituiscono la trama di una celebrazione, egli mette i fedeli e i ministri in relazione viva con Cristo, Parola e Immagine del Padre, affinché possano far passare nella loro vita il significato di ciò che ascoltano, contemplano e compiono nella celebrazione.”
Talvolta, durante la Santa Messa, Dio ci infonde determinate intuizioni, ma di ciò non siamo consapevoli fino al termine della celebrazione.
Accade così che, dopo la Messa, io abbia la sensazione che una determinata intenzione sarà ascoltata, anche se durante la liturgia non ho ricevuto alcun segno particolare, anche se non ho sentito né provato nulla di speciale.
Talvolta semplicemente sappiamo che quel giorno, o molto presto, saremo benedetti da qualcosa. Accade che dopo la Messa abbiamo lo slancio di fare qualcosa di molto concreto, ad esempio lo stimolo di andare a trovare qualcuno, di pregare o digiunare per qualcuno, di recarci da qualche parte. O semplicemente sappiamo di non dover fare qualcosa, di dover evitare qualcosa, di doverci pentire per qualche cosa.
Questo è il risultato della presenza di Gesù in noi. Gesù Eucaristico parla anche in tal modo al nostro io interiore.
Dio risveglia la nostra memoria
Lo Spirito Santo ci parla e, in alcuni momenti della Messa, ci fa ricordare determinate persone o situazioni della vita. In tal modo ci vengono alla mente persone per le quali non avevamo intenzione di pregare. Alcune di esse non le frequentiamo da anni o non le abbiamo nemmeno pensate. Talvolta si tratta di persone che conosciamo appena, di cui non sappiamo neanche il nome.
Lo Spirito Santo molto spesso mi fa ricordare i defunti. Pregando per le anime del Purgatorio e offrendo la Messa per loro, posso chiaramente avvertire la mia crescita nell'amore verso Dio e verso gli altri. Credo che tale 'crescita nell'amore' sia la loro risposta alla mia preghiera. D’altronde, chi meglio delle anime del Purgatorio può sapere ciò che ci è più necessario in questa nostra vita terrena?
Spesso, e in particolar modo nel momento dell'offerta dei doni, ci vengono in mente le persone che si trovano prossime alla morte o che stanno vivendo situazioni difficili, persone che si sono allontanate da Dio e dalla Chiesa. Dobbiamo essere sempre consapevoli che Dio ha fiducia nelle nostre preghiere, poiché se non ne avesse non ci avrebbe ispirato a pregare per tali persone.
È Dio che ci fa ricordare determinate persone e situazioni per comunicarci o ispirarci qualcosa di particolare. Spesso questi promemoria azionano il pensiero, l'immaginazione, l'emozione e la volontà nella direzione ove lo Spirito desidera guidarci.
Dio ci riporta alla mente anche i peccati per i quali non ci siamo pentiti, le persone che non abbiamo perdonato, verso cui abbiamo qualche risentimento, le promesse e gli impegni che non abbiamo mantenuto... Ovviamente, il presupposto fondamentale per sentire cose del genere è che ci sia il desiderio di venirne a conoscenza, per il bene nostro e degli altri.
Queste sollecitazioni, quando arrivano dallo Spirito Santo, non interferiscono con lo svolgimento della Santa Messa in alcun modo, bensì ci portano ancora più profondamente alla presenza di Dio.
Dio parla attraverso visioni
CCC 2707: “I metodi di mediazione sono tanti quanti i maestri spirituali. Un cristiano deve meditare regolarmente, altrimenti rassomiglia ai primi tre terreni della parabola del seminatore. Ma un metodo non è che una guida; l'importante è avanzare, con lo Spirito Santo, sull'unica via della preghiera: Cristo Gesù.”
Le visioni possono aiutare a partecipare in modo attivo e fecondo alla Messa.
Dei miei cari amici, marito e moglie, stavano partecipando alla Messa in cui il figlio avrebbe ricevuto il sacro crisma. Durante la presentazione dei doni, la madre ebbe all'improvviso una visione di Gesù che le si avvicinava lentamente, accompagnato da un giovane appena poco più grande di suo figlio. Gesù e il giovane sorridevano. Il viso del ragazzo sembrava noto alla mia amica, ma non riusciva a ricordare dove lo avesse visto. Non appena le due figure si fecero più vicine, il giovane disse: "Mamma!" In quel momento la visione terminò, e lei riconobbe in quel volto quello del suo primo figlio, che aveva perso a causa di un aborto spontaneo che non era mai riuscita a superare, fino ad allora. Quando, dopo la Santa Messa, ella raccontò al marito tutto ciò che le era accaduto, entrambi piansero sommessamente per la commozione. Dio, attraverso quella Santa Messa, in modo così meraviglioso, aveva guarito la loro profonda ferita.
Durante la Messa le visioni possono durare in realtà appena una frazione di secondo, eppure in esse riusciamo persino a vedere nel dettaglio l’intera nostra vita. Nelle visioni non ci sono limiti spaziali o temporali. Se le sperimentiamo durante la liturgia, non la disturbano, bensì ci fanno penetrare con maggiore profondità nel mistero dell'Eucaristia.
Mi ricordo come da bambino avessi visioni, durante la Messa, di angeli e santi. Non vi prestavo particolare attenzione pensando che anche tutti gli altri li vedessero. Posso affermare con sicurezza che ciò che vedevo ad occhi aperti non è mai stato il frutto di suggestioni o fantasia poiché tali visioni, allora, né le desideravo né le attendevo.
Recentemente ho compreso che nel mio cuore condanno certe persone, ne parlo male troppo spesso e ciò non è gradito a Gesù. Durante la Messa ho perciò espresso l'intenzione che il Signore mi perdonasse e mi donasse un cuore e uno sguardo nuovi verso queste persone. Al momento della presentazione dei doni ho avuto una visione in cui mi trovavo in cielo e vedevo che alcune di queste persone avevano una posizione più alta della mia, maggiore dignità rispetto a me, erano più vicine a Dio. Guardandole, ho provato una profonda gioia per loro. In me non c'era alcuna traccia di invidia o gelosia, anzi, mi sentivo ricolmo di gioia e rispetto verso di loro che avevano raggiunto una posizione migliore nel regno eterno di Dio. Del resto, in cielo ognuno sa che la posizione che ha gli è concessa da Dio in piena giustizia, per questo nessuno prova invidia verso gli altri. Questa breve visione contribuì grandemente alla mia crescita spirituale e, finalmente, modificò la mia opinione su tali persone. Mentre accadeva, ero perfettamente consapevole di trovarmi in cielo, ma di esso mi è stato rivelato solo ciò che mi era strettamente necessario per l'esaudimento dell'intenzione offerta durante la Messa.
Possiamo avere visioni sia ad occhi aperti che ad occhi chiusi. Possono essere così chiare da darci la sensazione di trovarci in qualche altra dimensione, fuori del corpo e fuori del mondo, o possono essere così vaghe da sembrare coperte dalla nebbia. Quanto detto per l'ascolto delle sante parole, vale anche per le visioni: la loro intensità non è necessariamente proporzionale alla loro importanza.
Siamo certi che sia Dio a parlare?
Come possiamo riconoscere che ciò che ascoltiamo giunge in qualche modo da Dio, e non dal nostro spirito, se non addirittura dal diavolo?
Uno dei criteri di discernimento di base è che ciò che proviene da Dio non distrae, anzi immerge più profondamente nella Messa.
Un criterio molto frequente è il dubbio: la Parola di Dio spesso porta nel nostro cuore un cambiamento o informazioni che sino ad allora non possedevamo ed è del tutto normale che il nostro subconscio risponda a questi mutamenti con il dubbio. In tal caso, il dubbio non è altro che un avvertimento del nostro io profondo che ci suggerisce che ciò che abbiamo sentito o provato è qualcosa di nuovo. Per questo, quando pensiamo che Dio ci abbia parlato, è bene aspettare qualche momento e vedere se reagiamo con il dubbio. L’incertezza può darci la sicurezza che l'esperienza vissuta o la conoscenza acquisita non sono generate dal nostro subconscio. Talvolta il dubbio è molto invadente e allora, sulla base dell'esperienza, posso distinguere che giunge da uno spirito maligno, poiché Dio ci provoca ma non ci impone nulla.
Inoltre, Dio non dirà nulla che non sia in armonia con la sua Parola, non condannerà né accuserà nessuno, potrà ammonirci ma non potrà né umiliare né ferire, né potrà costringerci in alcun modo.
Oltretutto, e ciò è particolarmente importante, Dio è pronto a ripetere più volte la stessa cosa, finché non siamo disposti ad ascoltarla ed accoglierla (1 Sam 3,4-16).
Un modo veramente efficace per riconoscere la fonte delle parole che ci toccano, è guardare ai frutti della parola, della conoscenza e dell'esperienza. Se questi frutti si trovano tra quelli elencati nella Lettera ai Galati, ovvero se hanno stimolato cambiamenti positivi del cuore, possiamo essere sicuri che è stato Dio a parlarci (Gal 5,22).
Personalmente adotto anche un altro criterio per discernere gli spiriti. Se dopo una determinata esperienza spirituale mi sento profondamente umile allora posso essere certo che l'esperienza proviene da Dio.
La capacità di discernere, si approfondisce con l'esperienza.
Se soffriamo di disturbi o malattie psichiche, è necessaria una sorta di cautela. In tal caso non è bene prestare attenzione ad informazioni "straordinarie" poiché il subconscio è abbastanza stimolato e molto di ciò che vediamo e sentiamo in modo straordinario non arriva da Dio, ma dal subconscio stesso.