Skip to main content

Le grazie che scaturiscono dalla Messa


Accogli, o Padre, l’offerta del tuo popolo e donaci in questo sacramento di salvezza i beni nei quali crediamo e speriamo con amore di figli. Per Cristo nostro Signore.

Orazione sulle offerte


Perché abbiamo bisogno di andare a Messa? Il primo incomparabile motivo è il privilegio, sia come singoli che come comunità parrocchiale riunita, di poter trascorrere intensamente del tempo con Dio e in Dio: possiamo ringraziarlo per i beni che ci dà, possiamo lodarlo e glorificarlo, possiamo pregarlo per i nostri bisogni e per i bisogni degli altri; possiamo ascoltare la sua parola di insegnamento, incoraggiamento, guida, conforto, ammonizione... Ma soprattutto, possiamo partecipare in modo attivo e fecondo al suo tormento, offrendolo con l'intenzione della redenzione personale e degli altri. Con una buona partecipazione il nostro cuore cambierà e diventerà capace di ricevere le grazie.

Riporto qui di seguito un elenco, non esaustivo, di grazie per cui spesso offro la Messa, per me e per gli altri.

Liberazione dal Purgatorio

Quasi ogni Santa Messa che non viene officiata secondo un formulario particolare viene offerta per la liberazione dal Purgatorio di qualche defunto. Nel Purgatorio giungono le anime alle quali è stato concesso il Paradiso, ma per accedervi devono prima offrire riparazione per i peccati non redenti, ossia per i peccati per i quali non hanno mostrato sufficiente pentimento e non hanno ricevuto pieno perdono. Attraverso la riparazione, queste anime perfezionano il loro amore verso Dio e verso l'uomo. Nessuno può entrare in Paradiso senza aver raggiunto la perfezione dell'amore.

Ciascuno di noi, nel corso della vita, pecca: con pensieri, parole, facendo cattive azioni e omettendo buone azioni. Di alcuni peccati ci pentiamo perfettamente ed essi non costituiranno un ostacolo nel momento del giudizio. Di alcuni altri, sappiamo di averli commessi, li abbiamo riconosciuti e abbiamo cercato il perdono, ma nel nostro cuore non ci pentiamo come avremmo dovuto. Alcuni peccati cerchiamo addirittura di giustificarli da soli. Peccando abbiamo ferito altri, ma non abbiamo avuto né sufficiente volontà né sufficiente fede per compensare tale danno. Pecchiamo molto anche perché non ci impegniamo abbastanza per conoscere Dio e la sua santa parola, ovvero i suoi comandamenti nella loro reale essenza: amore verso Dio, se stessi, i vicini e persino verso i nemici. Solo quando ci rendiamo conto della reale essenza di un peccato possiamo pentirci perfettamente. Parimenti, Dio ci perdona nel modo in cui noi perdoniamo a coloro che hanno peccato contro di noi (Mt 18,23-35). Molte anime giungono in Purgatorio proprio perché non hanno perdonato abbastanza, sebbene loro stesse desiderassero il perdono.

La radice del peccato il più delle volte risiede nel fatto che non abbiamo, ovvero non mostriamo abbastanza volontà nell'impostare la nostra vita all'insegna del rapporto intimo e personale con Dio. Solo attraverso tale rapporto possiamo conoscerlo con il cuore e amarlo proficuamente. Solo da questo amore possiamo amare noi stessi e gli altri in modo fecondo.

Nel suo amarci, Dio è così misericordioso da averci promesso che chiunque lo invochi nel momento della morte non sarà condannato all'inferno (Rm 10,13; At 2,21). Tuttavia, molti dovranno trascorrere molto tempo tra i patimenti del Purgatorio. Le anime che lì attendono non possono pregare per se stesse, ma Dio è talmente buono da averci dato la possibilità di pregare per loro, e ciò lo possiamo fare nel modo più efficace con l'offerta del sacrificio eucaristico (CCC1030-1032; CCC 1472).

Salvezza dei moribondi

Credo che i moribondi abbiano tremendamente bisogno della misericordia di Dio, soprattutto coloro che per qualsiasi ragione muoiono prima di aver raggiunto la tarda età. La paura della morte, il dolore e l'amarezza causate dalla consapevolezza di dover morire prematuramente, l’angoscia per la famiglia, il senso di rifiuto e impotenza, i dolori e i disagi associati alla malattia sono solo alcune delle sfide con le quali si misura l'uomo che muore. Molti non sono in uno stato di grazia, non vivono la loro vita in relazione intima e personale con il Signore. La Parola di Dio, come accennato in precedenza, dice che chiunque invochi il nome del Signore sarà salvato, non finirà all'inferno (Rm 10,13; At 2,21). Molti moribondi, soprattutto quelli che in giovinezza hanno sperimentato determinate grazie, come la prima Confessione o l'andare a Messa con i genitori, o che hanno esercitato i ministeri nella Messa, sono pronti ad accogliere la grazia, ma comunque è loro necessario l'aiuto della preghiera.

La famiglia del morente spesso non chiama il sacerdote e non parla di Dio e del paradiso, poiché teme in tal modo di turbarlo maggiormente. Per molti, infatti, chiamare qualcuno affinché preghi e parli di Dio costituisce un disagio. Alcuni, per la situazione nella quale si trovano, sono amareggiati con Dio e non desiderano avere nulla a che fare con lui. Vi sono anche di quelli che non hanno abbastanza fede nella vita eterna, e altri che pensano di aver vissuto in modo giusto e che il pentimento non sia necessario.

Accade anche che la famiglia del malato, per questioni di apparenza, non desideri chiamare un prete, perché è più importante ciò che possono pensare i vicini piuttosto che l'esigenza del malato di ricevere la grazia di Dio. Inoltre, un numero considerevole di fedeli non comprende l'essenza dell'unzione degli infermi e non capisce che è mediante tale sacramento che il malato riceve nel cuore anzitutto la tanto desiderata e necessaria pace di Dio (ricorrendo alla Confessione) e poi la salvezza eterna. Mediante tale sacramento il Signore può avvicinarsi al malato e guarirlo anche dalle malattie più gravi.

Dio, nella sua misericordia, ha fortemente a cuore la conversione e la salvezza di ogni uomo, ma data la sua equità e imparzialità non può imporre a nessuno la sua grazia. La preghiera per gli infermi è una delle più grandi azioni di misericordia cui tutti siamo chiamati. Nemmeno uno degli aiuti che riceviamo in vita può essere paragonato a quello di cui avremo bisogno all’approssimarsi della nostra morte.

Simeone il Vecchio profetizzò a Maria, madre di Gesù e nostra madre, che una spada Le avrebbe trafitto l'anima affinché fossero svelati i pensieri dei cuori (Lc 2,35). In tal modo Le aveva annunciato la grazia per la quale molte anime, in punto di morte, per sua intercessione avrebbero visto la loro vita per ciò che era stata al fine di potersi pentire sinceramente e accettare il perdono e la salvezza. Riconoscere la propria impurità, emendarsi e cercare il perdono, almeno immediatamente prima di morire, è una delle grazie più grandi. Nessuno di noi è pienamente consapevole di quanto bene abbiamo omesso di fare nel rapporto personale con Dio e con coloro che ci stanno vicini, nella maggior parte dei casi per orgoglio, egoismo ed egocentrismo. Per questo, ad ogni Avemaria preghiamo la Madre di Gesù e madre nostra affinché interceda continuamente per noi peccatori, specialmente nell’ora della nostra morte, affinché riconosciamo i nostri peccati e nel contempo la misericordia di Dio. Dobbiamo essere consapevoli che la Beata Vergine Maria è presente e intercede per noi quando offriamo la Messa per la salvezza dei moribondi, poiché L'abbiamo pregata tante volte proprio per questo. Dobbiamo renderci conto che lei si preoccupa veramente della vita eterna di ogni morente e che nel momento della morte, più che mai, lei è Madre.

Ogni infermo, anche nelle ultime ore della vita, può avere l'occasione di fare buone azioni a Dio gradite e così portare con sé nell'eternità un tesoro perenne (Mt 6,19-21). Se il Signore, grazie alle nostre preghiere, al sacrificio della Messa o attraverso la nostra testimonianza, concede all’anima la grazia di desiderare con il cuore di: rendere grazie a Dio e alle persone vicine per ogni bene che ha ricevuto, perdonare a tutti coloro che l’hanno ferita e benedire e pregare per chi ha bisogno della salvezza, allora raccoglierà un grande tesoro. La profonda gratitudine verso Dio e verso il prossimo che ci ha fatto del bene, il perdono sincero a coloro che ci hanno ferito e la preghiera fervente per i bisognosi sono i frutti della sincera riconciliazione con Dio. Dunque non dobbiamo cercare da Dio solo la salvezza, bensì pregarlo affinché conceda a chi è in pericolo di morte la grazia della gratitudine, del perdono e della benedizione.

Ma Dio non è il solo a nutrire interesse per gli infermi, anche il diavolo ne ha. Il nemico, attraverso i suoi servitori, cerca di distogliere chi è in pericolo di morte dalla ricerca della grazia di Dio, di gettare il più possibile accuse verso Dio e di rafforzare nel sofferente il senso di rifiuto. Parimenti, tenta di 'gonfiare' nel morente il senso di orgoglio e convincerlo che non dovrebbe umiliarsi di fronte a nessuno né rivelare a nessuno i suoi peccati, specialmente a 'qualche sacerdote peccatore'. Il diavolo farà di tutto per conquistare i pensieri e le sensazioni del morente e allontanarlo dalla salvezza. Quando offro la Messa per i moribondi, tento di presentare a Dio anche il mio personale sacrificio poiché so che i sacrifici offerti per puro amore sono l'arma più potente per allontanare da loro il diavolo.

Io so che l'offerta della Messa per gli infermi è un atto molto caro a Dio, e in tal modo contribuisco alla sua misericordia in modo particolare, e ciò che mi motiva maggiormente è la profonda necessità interiore del morente. Nel profondo del cuore so che in paradiso mi rallegrerò molto quando incontrerò uno di coloro che sono giunti là anche grazie al mio modesto contribuito.

Redenzione dalla malattia

Isaia scrive che Gesù con il suo sacrificio (Is 53,4-5):

  • si è addossato le nostre malattie (possiamo intenderlo anche come: ha dato ad esse un senso)
  • ha pagato la pena per i nostri peccati, compresi quelli per i quali la malattia è forse insorta o avanzata (odio, amarezza, mancanza di perdono, autocommiserazione, senso di colpa, sregolatezza nel mangiare o nel bere, fumo, droghe, occultismo...)
  • per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Il risultato dell’opera salvifica di Gesù può essere differente ma è sempre una benedizione per il malato. Può manifestarsi come:

  • guarigione
  • conoscenza del significato e accettazione della sofferenza
  • accettazione della salvezza tramite il perdono dei peccati, accettazione dell'ingresso in paradiso .

Il Messale contiene il formulario per la Messa per gli infermi, che offre due possibilità di preghiere di Colletta; in una preghiamo Dio affinché guarisca i malati e li faccia tornare alle loro consuete mansioni, in un'altra preghiamo affinché riveli il valore misterioso della sofferenza. Quando si parla di guarigione, ci è chiaro a cosa si fa riferimento, ma spesso non comprendiamo cosa significhi l'acquisire consapevolezza del senso della sofferenza. Se parliamo del valore della sofferenza unita ai patimenti di Gesù sulla Croce, il malato con il suo intelletto capirà sicuramente di cosa si tratta, ma la sola comprensione non porterà all'accettazione del cuore, non donerà la pace interiore. L'accoglienza, la gioia e la pace possono essere donate solo dalla consapevolezza (rivelazione) del vero valore dell'offerta delle nostre sofferenze per la conversione dei peccatori e per ogni altro aiuto ai bisognosi. La coscienza è spesso legata all'esperienza. Dio offre tale consapevolezza (rivelazione) anche a coloro che patiscono per la malattia di persone a loro care, poiché in alcune situazioni soffre più chi è vicino al malato che il malato stesso, basti pensare, ad esempio, al padre o alla madre che sovente provano maggior sofferenza dello stesso bimbo infermo.

Nella sua conoscenza misericordiosa, Dio sa che per alcuni è meglio morire in stato di grazia piuttosto che guarire. Infatti, dopo la guarigione tornerebbero al vecchio stile di vita e perderebbero la salvezza (per lo più poiché non hanno una fede consolidata), per questo è bene che il Signore li chiami a sé nel momento di massima esperienza di fede della loro vita.

Dato che il sacrificio della Messa per la guarigione dalla malattia (redenzione) ci porta necessariamente a meditare sul senso e sul valore della vita, esso può persino condurci ad una più profonda conversione personale e ad un più stretto e intimo rapporto con Dio.

Da tale relazione matura la comprensione della nostra responsabilità (qualora esista) per la salute persa, e per le occasioni che abbiamo nei periodi in cui stiamo bene. Ciò è fondamentale per la crescita spirituale, ma anche per poter custodire il dono della guarigione se Dio ha voluto concederlo.

È importante tenere a mente che la cura di molte malattie è strettamente legata alla somministrazione di medicinali che riducono significativamente la capacità del malato di pregare per se stesso. Per questo la preghiera per gli infermi, specialmente l'offerta del sacrificio eucaristico per la loro redenzione, dovrebbe dimorare nel cuore di tutti i credenti.

Redenzione dal dolore, dalle ferite del cuore

Isaia riferisce che Gesù ha preso su di sé i nostri dolori. Ritengo che qui si faccia innanzitutto riferimento ai patimenti dello spirito (come il senso di rifiuto, colpa, indesiderabilità, scarsa stima, solitudine, amarezza, ingiustizia...), e poi a qualsiasi altro dolore, compreso quello fisico.

Con la Messa possiamo ottenere la consapevolezza del senso del dolore, riconoscere le nostre responsabilità (la necessità del pentimento e del perdono verso coloro che ci hanno ferito), essere liberati dal dolore (guariti). I dolori dello spirito talvolta spengono la gioia vitale e spesso possono influire negativamente sulla vita nel suo complesso, deteriorare la salute, così come i rapporti tra coniugi e in famiglia.

Essi spesso causano o contribuiscono sensibilmente al manifestarsi di inquietudine, paure, angosce e varie tipologie di psicosi.

Durante la Santa Messa possiamo dimorare in Dio, ascoltare e accogliere le sue sante parole. La pace di Gesù, che il mondo non conosce e non può dare, le sue parole, la sua grazia, entrano nel nostro spirito ferito come un'infusione, come la linfa che dalla vite scorre nel tralcio e dona vita. Solamente Dio ci conosce fino in fondo e solamente lui può guarirci e liberarci e darci profonda pace interiore e felicità. Per questo, anche per questa intenzione, è estremamente importante una buona preparazione.

Liberazione dalla schiavitù del peccato

Se, nonostante le molteplici espressioni di sincero pentimento, le penitenze e le confessioni ricadiamo sempre nello stesso peccato, esiste la possibilità che esso ci abbia resi prigionieri. In tal caso è necessario liberarcene.

La liberazione avviene con la redenzione. Il sacrificio eucaristico, con l'intenzione della liberazione dalla schiavitù di un singolo peccato, può essere offerto per noi stessi, ma anche per gli altri, in particolare per i nostri cari. In questa nostra epoca contemporanea molti diventano facili prede di: fumo, alcool, eccessi alimentari, droghe, pornografia, pedofilia, gioco d'azzardo, scommesse e altri giochi; shopping compulsivo, pettegolezzi, calunnie e riprovazioni; parolacce e bestemmie; internet, televisione, videogame e altre forme di dipendenza, assuefazione e attaccamento.

Questi intralci spesso distruggono la salute spirituale, mentale e fisica, matrimoni e famiglie, e possono persino condurci alla condanna eterna. Molti problemi di questo tipo affondano le loro radici in condizioni di vita difficili, che abbiamo vissuto nella nostra primissima gioventù, quando ci siamo sentiti respinti, indesiderati, sottostimati e/o colpevoli. Per questo è molto importante prepararsi bene alla Messa, che predisporrà il nostro cuore a ricevere la grazia della guarigione interiore, del perdono e della liberazione. Talvolta dovremo offrire queste intenzioni più volte (specialmente quando il problema è radicato nelle profonde ferite dell'anima), consapevoli che Dio gradualmente ci guarisce, ci libera e ci dà il conforto della pace (CCC 1363; Rm 6,16-17; Rm 7,14-25).

Conversione dei peccatori

Ogni uomo ha bisogno della conversione: una prima, con cui il cuore si deciderà a favore di Dio, e una seconda, duratura, in cui con la grazia di Dio l’uomo cercherà di diventare sempre migliore.

Quando preghiamo e offriamo il sacrificio di Gesù al Padre con questa intenzione, allora possiamo essere assolutamente certi di pregare per qualcosa che è pienamente in accordo con la volontà di Dio.

Dio non può forzare nessuno a convertirsi, ma può attrarre fortemente a sé, verso il suo amore, coloro per i quali offriamo la nostra intercessione. Tale "attrazione" dipende in gran parte da quanto ci sta a cuore la loro conversione, da quanto amiamo. Questo amore divampa e si trasforma in "attrazione" nei momenti in cui preghiamo, quando offriamo la Santa Messa, e quando, di nostra spontanea volontà, offriamo determinati sacrifici.

Attraverso l’immolazione di Gesù, Dio redime coloro per i quali offriamo il sacrificio da tutto ciò che, nella mente e nel cuore, li ha allontanati da lui, e attraverso la preghiera (che avviene durante la preparazione, ma anche durante tutta la Santa Messa), e il nostro sacrificio personale (digiuno, rinuncia ai social network o a qualcos'altro che ci è caro...) effonde la sua misericordia e li attira a sé. Quanto più questa "effusione di grazia" è forte e duratura, tanto maggiori sono le possibilità che la persona per la quale offriamo il sacrificio di Gesù si decida a favore di Dio.

A noi sta offrire la Messa per la conversione fintanto che non saremo ascoltati. Talvolta, infatti, i frutti sono immediatamente visibili, altre volte è necessario attendere un certo lasso temporale, o, ancora, tale prima e basilare conversione avverrà in punto di morte della persona per cui preghiamo. Dio, nella sua provvidenza, nel suo amore, sa qual è il momento migliore e il modo migliore perché ciò accada.

Quando vediamo che questa prima, fondamentale conversione è avvenuta, dobbiamo continuare a offrire il sacrificio eucaristico e i sacrifici personali per la seconda conversione, quella duratura, secondo le mozioni dello Spirito.

Ciò è particolarmente importante per i genitori in età avanzata, che nella loro vecchiaia hanno abbastanza saggezza da comprendere ciò che è più necessario ai loro figli.

Benedizione per la propria vocazione

Offrire il sacrificio eucaristico è importante anche per realizzare la propria vocazione e speciali compiti della vita. Talvolta, lungo la strada che può condurci alla missione della nostra vita c'è un ostacolo che non possiamo rimuovere da soli. Per questo è decisamente importante offrire la Messa per la liberazione da tutto ciò che ci impedisce di realizzare la nostra missione nella vita. Essere un buon sacerdote, un buon monaco, una buona monaca, coniuge, padre, madre, figlio, figlia, amico; essere un uomo buono è impossibile senza la grazia di Dio. Solo la grazia può liberarci efficacemente, educarci, incoraggiarci, sollevarci, dirigerci, proteggerci, rafforzarci, curarci...

Riparazione del danno

Il peccato è un'ingiustizia che arreca un danno, a noi o a chiunque altro. Ad esempio, se abbiamo danneggiato finanziariamente qualcuno e in seguito ce ne siamo pentiti e abbiamo deciso di emendarci, possiamo farlo con un rimborso monetario. Ma come potremo risarcire la persona per l'amarezza, il dolore, il dispiacere e altre sofferenze spirituali che le abbiamo causato con il nostro peccato (furto, frode, rapina, negligenza...)? La buona notizia è che non esiste danno che Dio non possa redimere, ossia trasformarlo in bene per colui che abbiamo danneggiato. Offrendo sinceramente il sacrificio eucaristico per l’espiazione di quanto causato a qualcuno con il nostro peccato, Dio può prendere su di sé il dolore che abbiamo provocato e ci può fare la grazia di guarire il cuore, far sì che colui che abbiamo ferito trovi nuovamente pace nell'anima, possa ristabilire un rapporto di fiducia con noi, gustare la grazia del perdono nel profondo dell'anima. Dio può compensare il danno anche in 'qualche altra valuta', ossia può dare a chi è stato ferito ciò che gli è più necessario. Qualunque cosa chiediamo con fede per coloro che abbiamo offeso con i nostri peccati ci sarà concessa (Mc 11,24; Gv 14,13; Gv 15,7; Gv 16,23).

A volte non troveremo pace dopo la Confessione finché con la nostra penitenza, ossia con le preghiere, con l'offerta del sacrificio eucaristico e dei personali sacrifici, non avremo ottenuto la grazia per coloro che abbiamo ferito.

Sarebbe bene che specialmente dopo un peccato grave, come l'aborto, offrissimo il sacrificio eucaristico anche per coloro che provano la medesima tentazione o la proveranno in futuro. In tal modo li aiuteremo a non cedere, oppure, se non hanno resistito, a trovare la pace in una contrita Confessione. La riparazione del danno è espressione di rimorso sincero, di vero amore verso Dio e verso il prossimo e spesso è il modo migliore di pentirsi per i peccati commessi. La riparazione del danno ci fa seriamente riflettere sulla gravità dei peccati e ci protegge dal reiterarli.

È bene comprendere nella riparazione del danno anche l'offerta dei propri personali piccoli e grandi sacrifici. Ad esempio, in caso di aborto possiamo assicurare l'educazione scolastica di un bambino in Africa contribuendo a sostenere economicamente le missioni o altre organizzazioni operanti in quell’ambito. Ovviamente i nostri sacrifici devono essere guidati dall'amore sincero e compiuti in segreto. Possiamo dare la nostra testimonianza solamente quando con essa riteniamo di poter aiutare qualcuno a decidere di fare lo stesso.

Benedizioni materiali

Il nostro Padre celeste si preoccupa per noi e desidera che abbiamo sufficientemente tutto il necessario, che viviamo con dignità. Desidera che possediamo beni materiali in abbondanza in modo da poterli condividere con coloro che ne hanno più bisogno di noi (2 Cor 9,8). Il fedele che conosce Gesù attraverso il Vangelo è consapevole dei limiti in merito alla disposizione dei beni materiali, si comporta con saggezza nello spendere e nel dare. Sa che i beni di cui dispone non sono suoi, ma glieli ha affidati Dio. Sa di non averli ottenuti, a prescindere da quanto si sia impegnato, per accumularli e spenderli per le proprie brame, ma per benedire con essi coloro che sono nel bisogno.

Il frutto dell'offerta del sacrificio eucaristico per ottenere benedizioni materiali è anzitutto un cambiamento del cuore che ci rende saggi nella gestione dei beni a noi affidati. Talvolta non riceviamo nulla perché, come dice l'apostolo Giacomo, chiediamo per spendere per i nostri piaceri (Gc 4,3). Alcuni tra essi sono: desiderio di possesso, desiderio di dominio, controllo e potere.

La causa di problemi materiali e finanziari a lungo termine e talvolta irrisolvibili può essere rintracciata nelle decisioni interiori, nei giuramenti che abbiamo espresso a nostro sfavore. Personalmente so che può essere veramente così. Forse nella nostra prima infanzia siamo stati umiliati a causa della povertà, e in un momento di dispiacere abbiamo deciso, nel profondo, di non desiderare nulla, abbiamo fermamente scelto di essere poveri per evitare ulteriori amarezze. Così, alcuni hanno determinato il corso di tutta la loro vita e non potranno accedere alle benedizioni materiali fino a che Gesù non li redimerà dalle loro profonde decisioni interiori. Altri hanno stabilito che non si sarebbero mai sposati o non avrebbero mai avuto figli; poi lo hanno dimenticato, ma la loro decisione interiore è ancora attiva e impedisce loro di ottenere la benedizione desiderata. Altri ancora hanno deciso che avrebbero fatto di tutto per diventare ricchi e per questo non potranno smettere di accumulare ricchezza fino a che la grazia di Dio non li avrà liberati.

La benedizione può essere ostacolata anche da atteggiamenti e aspettative negativi, così come da parole dannose ascoltate da chi nella nostra infanzia aveva autorità su di noi, come i nostri genitori, insegnanti, sacerdoti... Ci sono persone, purtroppo, ancora sotto l'influenza di parole sconsiderate come: "Tu non riuscirai mai in nulla! Ti mancherà sempre il pane! Sei completamente incapace di guadagnarti qualcosa!..."

Talvolta siamo solo prigionieri delle paure, dei sensi di colpa e della poca autostima...

Gesù può e vuole redimerci da tutto ciò. Ripeto, lui desidera che abbiamo tutto ciò che è necessario, e ancora di più è suo desiderio che diamo aiuto a coloro che non hanno, affinché possano avere l’essenziale per vivere con dignità.

Benedizione nei rapporti interpersonali

L'uomo può essere intrappolato anche in altri modi, ad esempio in rapporti coniugali deteriorati, in famiglia, nel posto di lavoro... Molte sono le circostanze che possono portare due o più persone a non parlarsi più, a non comprendersi e non accettarsi più, a sentirsi respinti, giudicarsi o perfino a odiarsi, a vivere nella paura l'uno dell'altro... Personalmente ritengo che in questi casi la liberazione avvenga per lo più dimorando nell'amore redentore di Dio. Dimorare in Dio, nella grazia della sua pace, cura le ferite e ci permette di perdonare, di vedere più chiaramente perché ci comportiamo in un certo modo, di pregare con la fede del cuore, accettare il prossimo e amarlo per quello che è, sperimentare la protezione di Dio. Peraltro, dimorare in Dio ci permette di riconoscere i legami che ci nuocciono e dai quali dobbiamo rifuggire. Talvolta siamo così legati ad una persona, o una persona è così attaccata a noi, che dobbiamo cercare la liberazione da tale relazione peccaminosa.

Forza spirituale

All'inizio della Santa Messa, durante l'atto penitenziale, riconosciamo i nostri peccati e le tendenze peccaminose contro le quali combattiamo, talvolta senza successo. Prendiamo anche atto della nostra poca voglia di cambiare: facciamo pochissime opere di bene, offriamo pochi sacrifici, trascorriamo troppo poco tempo con Dio e in Dio. Riconosciamo che l’amore verso i nostri vicini è lontano dall'amore che dovremmo avere e dimostrare, che ci è necessaria la saggezza di Dio per prendere buone decisioni. Per questo andiamo a Messa, per ricevere la grazia, per ricevere la forza spirituale di poter resistere al male e deciderci per il bene. Andiamo a Messa per incontrare Dio, affinché la sua Parola possa entrare in noi e rimanere in noi, affinché anche dopo la celebrazione restiamo in lui e la grazia di Gesù ci redima dalle tentazioni della carne e del mondo.

Liberazione e protezione dalle influenze maligne

Sappiamo che esistono persone che si occupano di varie pratiche occulte con le quali recano danno ad altri. Tali persone difficilmente possono nuocere a coloro che hanno costruito un rapporto personale e intimo con Dio e che sono abituati alle lotte spirituali (Ef 6,10-20). Sicuramente le pratiche occulte possono danneggiare in vari modi, ma il problema maggiore sorge quando si cerca rimedio nel posto sbagliato. Allora, quasi sempre, si scopre il presunto colpevole dei danni provocati e si arriva a ciò che il diavolo effettivamente vuole: la condanna, il risentimento e persino l'odio, fino ad arrivare alla distruzione della propria anima.

Quando offriamo la Santa Messa per la liberazione dalle influenze maligne è importante sapere che in tale processo è necessario: perdonare sinceramente coloro che hanno peccato o che peccano contro di noi, benedirli e pregare per loro e non tentare di capire di chi si tratta se non siamo pronti ad amare i nemici. È altrettanto importante comprendere che possiamo essere stati colpiti poiché non avevamo un rapporto sufficientemente buono e intimo con Dio e quindi dobbiamo pentirci di ciò e decidere di stabilire tale rapporto con maggiore intensità. Se non lo facciamo, allora non saremo in grado di mantenere a lungo la libertà che riceveremo attraverso la redenzione oppure semplicemente non riusciremo a raggiungerla.

È pertanto rilevante prepararsi adeguatamente al sacrificio della Messa. Senza questo non possiamo ottenere ciò che cerchiamo.

Crescita nei doni e nei frutti dello Spirito Santo

Offrendo le intenzioni della Messa per noi stessi e per gli altri, dimorando intensamente nella grazia di Dio, Dio ci rende nuovi, sempre più simili a lui. Per questo nel conseguimento dei beni spirituali è compresa anche la crescita nei frutti dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, dominio di sé (Gal 5,22). Questo perfezionamento, questo continuo modellamento del cuore, questa conversione e consacrazione permanente devono rappresentare per noi uno dei motivi più forti in assoluto per partecipare attivamente e proficuamente alla Santa Messa. Il cambiamento del cuore in termini di qualità rallegra grandemente il Signore, e tutti coloro con i quali viviamo, ma soprattutto dovrebbe rallegrare noi stessi.